Il fatto che l’inglese sia la lingua più studiata e una delle più parlate al mondo, non è certamente una novità. Se chiedessimo a una qualunque persona di indicarci il nome di una lingua internazionale, o come suggerisce il titolo, globale, quasi sicuramente direbbero l’inglese. Ciò nonostante, se ponessimo alle stesse persone un’altra domanda, probabilmente non otterremmo una risposta altrettanto immediata. Infatti, benché molti riconoscano il ruolo che l’inglese riveste e a livello internazionale, risulta più difficile stabilire cosa l’abbia portato ad acquisire un tale status di prestigio. Come afferma Crystal, noto linguista, è comune pensare che le ragioni dietro ad una tale diffusione della lingua inglese vadano ricercate nelle caratteristiche morfo-sintattiche della lingua stessa. Non è pertanto raro sentir dire che l’inglese sia la lingua più parlata perché più semplice di altre o perché “non ha grammatica”. Tuttavia, come molti importanti autori fanno notare, queste ragioni non sono plausibili. Non per linguisti ed esperti in materia, che sono invece concordi nel ricercare le vere cause di tale fenomeno di globalizzazione linguistica altrove. Un esempio pertinente ed esplicativo è quello dell’impero romano, la cui popolazione, i Romani, appunto, parlava latino. Come è noto, il latino era una lingua flessiva e possedeva un complesso sistema di declinazioni. Ciò non gli impedì tuttavia di essere la lingua più diffusa del tempo, e non certamente perché fosse una lingua poco complessa, poiché è evidente che non lo fosse. Ciò che lo rese tale non fu nemmeno il numero, seppur elevato, dei suoi parlanti, bensì la loro potenza. Ciò che spesso si ignora e che andrebbe invece preso in considerazione, sono proprio i parlanti, gli utenti della lingua, coloro che sono responsabili della sua sopravvivenza e trasmissione nel tempo, nonché dei suoi cambiamenti. Una lingua è nelle mani dei suoi parlanti e la sua diffusione e il suo prestigio sono direttamente proporzionali al potere economico e politico degli stessi. Solo riflettendo su questo potremmo arrivare a capire l’importanza del latino ai tempi degli antichi Romani o quella dell’inglese oggi. Nel secondo caso, dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa 2 secoli, vale a dire, nel periodo in cui l’Inghilterra era la potenza egemone in Europa, forte della sua potente flotta, che le consentì di estendere i propri domini coloniali in ogni continente del globo terrestre. L’Inghilterra, però, passò le redini del potere e dell’egemonia agli USA, a partire dal XX secolo, il che favorì l’emergere della varietà americana, che, pur sviluppando caratteristiche proprie, rappresentava comunque un’evoluzione della lingua inglese e contribuì alla diffusione della stessa.
Tutto ciò ha avuto e continua ad avere ampie ripercussioni culturali. Pertanto, anche la cultura e la letteratura di un paese influente diventano appetibili agli occhi del mondo, a prescindere dalla lingua in cui esse sono prodotte. Così, ad esempio, ci interessiamo alle opere di Shakespeare non perché scritte in inglese, ma perché ne riconosciamo il valore e il prestigio.
di Immorlano Marta